Diventa realtà il libro di don Enzo Chiarini.
Teramo 29 dicembre 2022 - L’opera di don Enzo Chiarini continua a distanza di tre anni esatti dalla sua scomparsa con la presentazione di una raccolta di racconti scritti dal sacerdote che si è diviso fra Teramo e il Burundi, a servizio degli ultimi. Il volume, realizzato con il contributo del Comune di Teramo, sarà presentato domani, venerdì 30 dicembre alle ore 16.30 nella sede del Consorzio Punto Europa in piazza Garibaldi, 55. Un evento a cura dell’associazione Dapadu, fondata dal sacerdote e in sinergia con Comune e sezione teramana di Italia Nostra.
“È stata un’emozione grande editare questo libro che raccoglie aneddoti, storie e memorie legate alla missione di don Enzo in Africa – spiegano Tiziano La Rovere e Filippo Lucci, eredi e nuovo motore dell’associazione Dapadu ereditata da don Enzo - Pubblicando questi racconti abbiamo esaudito un suo desiderio e lo abbiamo fatto con il supporto delle istituzioni teramane che sono state sempre un suo riferimento e che ringraziamo. “Viva, viva, Sant’Eusebio” perché la canzone dedicata al Santo era per lui un’esortazione e ha scandito ogni momento della sua vita terrena, specie quella a servizio dell’altro, degli ultimi. Il cappello rosso di lana, un gilet nero, una sciarpa grigia ed un sorriso travolgente: don Enzo Chiarini quando ti abbracciava lo faceva con un solo braccio, l’altro era impegnato a fare altro. A reggere la valigetta nera piena di documenti e foto che raccontavano il “suo” Burundi o semplicemente a mantenere una padella piena di verdure mentre cucinava a decine di amici provenienti da tutto il mondo nella sua parrocchia a San Pietro di Isola del Gran Sasso d’Italia. Non esistevano gli ultimi o i primi, tutti erano seduti allo stesso tavolo. Forse è questo il messaggio più grande che Don Enzo ci ha lasciato: il valore dell’accoglienza, della condivisone e dell’integrazione. Nel 1971, quando Padre Abele Conigli, Vescovo della Diocesi di Teramo-Atri, gli chiede di andare in Africa a guidare una missione fondata solo due anni prima, Don Enzo non esita un secondo, rientra dalla Germania e parte. Un viaggio lungo una vita. Una “Missione” che lo porterà ad affrontare guerre, soprusi, ingiustizie, accuse infamanti ma anche a realizzare un sogno: aiutare il prossimo e cambiare in meglio le condizioni di un popolo che vive nel cuore dell’Africa. Una sfida vinta grazie a tantissimi volontari andati ad aiutare e tornati cambiati, aiutati a loro volta ad affrontare le fragilità della vita. Solo insieme a queste persone, venute principalmente dall’Abruzzo, ma anche da molte altre parti del mondo (mi piace ricordare gli alpini di Bergamo ma anche moltissimi tedeschi e francesi) Don Enzo riesce a realizzare “La Maternità”. Un ospedale per le donne che devono partorire, le scuole (alcune chiamate con i nomi delle città abruzzesi), le fontane, gli acquedotti, il centro mestieri, la cooperativa di donne, la falegnameria e tanto altro ancora. 6 Una sfida che ora è in mano a Dapadu, l’associazione fondata da Don Enzo e che ha avuto il riconoscimento, da lui tanto atteso e auspicato, dal Ministero degli Esteri. È impossibile ripercorrere le gesta di Don Enzo Chiarini, una personalità eclettica, poliedrica, dal grande valore umano e culturale. Un visionario che è riuscito a realizzare i sogni di molti e che, ancora oggi, riesce a far sognare. Leggendo questi suoi scritti si può ritrovare il suo stile, la sua ironia, la semplicità con cui leggeva le cose del mondo. Sono scritti del primo Enzo, che ancora non aveva vissuto i 40 anni di Burundi. Nonostante questo sembra di vederlo pronunciare quelle parole scritte con il suo inconfondibile sorriso sornione, quasi a volerci prendere in giro. Un sorriso che noi alimenteremo portando avanti il suo progetto”.
“Quando pensiamo a Don Enzo Chiarini pensiamo a un uomo, ancor prima che al sacerdote, che è riuscito a precorrere i tempi possibili – così il sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto e l’assessore alla Cultura, Andrea Core - Le parole che hanno sempre ispirato la sua azione sono state disponibilità, accoglienza, fratellanza. Con la sua capacità di aggregazione, di persuasione, è riuscito a mettere in rete tantissimi volontari da tutta Europa, realizzando progetti di grande valore e divenendo fonte di ispirazione per tanti. Don Enzo era molto più di un missionario, era un uomo che incarnava in sé il concetto di inclusione, solidarietà, dimostrandoci concretamente con la propria azione come uno sviluppo sostenibile sia realmente. Nella sua missione in Burundi è riuscito non solo a garantire a quelle popolazioni un sollievo dalla povertà, ma insieme ai tanti volontari che hanno sposato il suo impegno, è riuscito a costruire le basi affinché potessero riappropriarsi, pur tra mille problemi e difficoltà, del proprio futuro. A Don Enzo dobbiamo ispirarci tutti, considerando l’altra persona sempre nella sua complessità, con tutto il suo portato di vita. E questa raccolta di racconti continuerà a ricordarcelo”.
Fonte: Addetta stampa
“È stata un’emozione grande editare questo libro che raccoglie aneddoti, storie e memorie legate alla missione di don Enzo in Africa – spiegano Tiziano La Rovere e Filippo Lucci, eredi e nuovo motore dell’associazione Dapadu ereditata da don Enzo - Pubblicando questi racconti abbiamo esaudito un suo desiderio e lo abbiamo fatto con il supporto delle istituzioni teramane che sono state sempre un suo riferimento e che ringraziamo. “Viva, viva, Sant’Eusebio” perché la canzone dedicata al Santo era per lui un’esortazione e ha scandito ogni momento della sua vita terrena, specie quella a servizio dell’altro, degli ultimi. Il cappello rosso di lana, un gilet nero, una sciarpa grigia ed un sorriso travolgente: don Enzo Chiarini quando ti abbracciava lo faceva con un solo braccio, l’altro era impegnato a fare altro. A reggere la valigetta nera piena di documenti e foto che raccontavano il “suo” Burundi o semplicemente a mantenere una padella piena di verdure mentre cucinava a decine di amici provenienti da tutto il mondo nella sua parrocchia a San Pietro di Isola del Gran Sasso d’Italia. Non esistevano gli ultimi o i primi, tutti erano seduti allo stesso tavolo. Forse è questo il messaggio più grande che Don Enzo ci ha lasciato: il valore dell’accoglienza, della condivisone e dell’integrazione. Nel 1971, quando Padre Abele Conigli, Vescovo della Diocesi di Teramo-Atri, gli chiede di andare in Africa a guidare una missione fondata solo due anni prima, Don Enzo non esita un secondo, rientra dalla Germania e parte. Un viaggio lungo una vita. Una “Missione” che lo porterà ad affrontare guerre, soprusi, ingiustizie, accuse infamanti ma anche a realizzare un sogno: aiutare il prossimo e cambiare in meglio le condizioni di un popolo che vive nel cuore dell’Africa. Una sfida vinta grazie a tantissimi volontari andati ad aiutare e tornati cambiati, aiutati a loro volta ad affrontare le fragilità della vita. Solo insieme a queste persone, venute principalmente dall’Abruzzo, ma anche da molte altre parti del mondo (mi piace ricordare gli alpini di Bergamo ma anche moltissimi tedeschi e francesi) Don Enzo riesce a realizzare “La Maternità”. Un ospedale per le donne che devono partorire, le scuole (alcune chiamate con i nomi delle città abruzzesi), le fontane, gli acquedotti, il centro mestieri, la cooperativa di donne, la falegnameria e tanto altro ancora. 6 Una sfida che ora è in mano a Dapadu, l’associazione fondata da Don Enzo e che ha avuto il riconoscimento, da lui tanto atteso e auspicato, dal Ministero degli Esteri. È impossibile ripercorrere le gesta di Don Enzo Chiarini, una personalità eclettica, poliedrica, dal grande valore umano e culturale. Un visionario che è riuscito a realizzare i sogni di molti e che, ancora oggi, riesce a far sognare. Leggendo questi suoi scritti si può ritrovare il suo stile, la sua ironia, la semplicità con cui leggeva le cose del mondo. Sono scritti del primo Enzo, che ancora non aveva vissuto i 40 anni di Burundi. Nonostante questo sembra di vederlo pronunciare quelle parole scritte con il suo inconfondibile sorriso sornione, quasi a volerci prendere in giro. Un sorriso che noi alimenteremo portando avanti il suo progetto”.
“Quando pensiamo a Don Enzo Chiarini pensiamo a un uomo, ancor prima che al sacerdote, che è riuscito a precorrere i tempi possibili – così il sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto e l’assessore alla Cultura, Andrea Core - Le parole che hanno sempre ispirato la sua azione sono state disponibilità, accoglienza, fratellanza. Con la sua capacità di aggregazione, di persuasione, è riuscito a mettere in rete tantissimi volontari da tutta Europa, realizzando progetti di grande valore e divenendo fonte di ispirazione per tanti. Don Enzo era molto più di un missionario, era un uomo che incarnava in sé il concetto di inclusione, solidarietà, dimostrandoci concretamente con la propria azione come uno sviluppo sostenibile sia realmente. Nella sua missione in Burundi è riuscito non solo a garantire a quelle popolazioni un sollievo dalla povertà, ma insieme ai tanti volontari che hanno sposato il suo impegno, è riuscito a costruire le basi affinché potessero riappropriarsi, pur tra mille problemi e difficoltà, del proprio futuro. A Don Enzo dobbiamo ispirarci tutti, considerando l’altra persona sempre nella sua complessità, con tutto il suo portato di vita. E questa raccolta di racconti continuerà a ricordarcelo”.
Fonte: Addetta stampa